La Penna dell'Aquila

Discepolo di Wilbur Smith, in questo intrigante romanzo d’esordio, il trentaduenne padovano Filippo Pavan Bernacchi muove i suoi personaggi all’interno dell’Esercito. Siamo in Italia, agli inizi degli anni ’90. Il protagonista, Francesco, è un giovane studente, poco più che ventenne, che non ha nessun pensiero per la testa; egli, dopo un lutto improvviso, deve però partire per svolgere il servizio militare...

Viene quindi “spedito” alla Scuola Militare Alpina di Aosta, <…la più dura d’Europa>, dove inizia, suo malgrado, una fantastica avventura. In uno splendido scenario alpino dei ragazzi, chiamati AUC, devono affrontare mille insidie per raggiungere l’agognato traguardo della nomina a sottotenente, il primo scalino nella scala gerarchica degli ufficiali. Il romanzo è un grande contenitore dove fiction e la realtà si alternano in un groviglio inestricabile. L’aquila, da sempre simbolo delle Truppe Alpine, incombe dal cielo. La troviamo in varie parti del racconto, sembra quasi che essa possa vedere e capire. Chi acquisterà l’opera (i cui proventi, per scelta dell’autore, andranno alla ricerca sul cancro), troverà anche: le “raccomandazioni”, il primo impatto con il mondo militare, i superiori umani e quelli senza cuore, l’amicizia tra compagni di sventura, l’addestramento sotto il sole a picco, gli attacchi a fuoco, le marce nella neve, nel fango o sotto violenti acquazzoni, il peso delle armi e dello zaino, gli ordini giusti e quelli al limite dell’assurdo, gli interminabili turni di guardia, il sonno, lo studio, la fatica fisica, lo stress psicologico, il gergo militare, le armi in dotazione, le tattiche e molto altro ancora. Il tutto inframmezzato da episodi divertenti e spesso dissacranti. Molti i parallelismi con il film “Ufficiale e gentiluomo”, nel quale un indimenticabile Richard Gere viene messo sotto pressione sia fisicamente che mentalmente dai suoi superiori per capire se ha le doti per divenire un ufficiale pilota dell’esercito americano. In sintesi “La Penna dell’Aquila” è un libro veramente per tutti. Per chi ha fatto l’alpino, e vuole fare un tuffo in grigioverde, per chi ha svolto o svolge il servizio in un altro corpo, e vuol fare dei paragoni, per chi deve ancora indossare la divisa e vuole capire qualche cosa di più di quell’universo parallelo, per chi non ha potuto o non ha voluto servire il nostro Paese in quel modo, ma vuole comprendere se si è perso qualche cosa. L’introduzione è niente meno che del dottor Leonardo Caprioli, Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini (400.000 iscritti), dal 1984 al 1998. Caprioli, reduce della ritirata di Russia sentenzia: “L’ho letto volentieri”, e questo basta e avanza. Anche io l’ho letto volentieri, e avviso i lettori che è un romanzo traditore, di quelli che una volta aperti non si riescono più a chiudere, e una volta terminati ci lasciano qualche cosa dentro.

Recensione di Luigi Benedetto

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