La Penna dell'Aquila

 Nardo Caprioli:

(Presidente Nazionale Associazione Nazionale Alpini dal 1984 al 1998).

Questo libro risveglia in chi, come me, il Corso Allievi Ufficiali di Complemento degli Alpini l’ha fatto 57 anni fa un’infinità di ricordi, tutti molto belli e significativi, tutti pieni di rimpianti e di nostalgie nonché di profondo dolore se si pensa che dei 600 circa Allievi Ufficiali che nel 1942 arrivarono al tanto agognato traguardo della nomina a sottotenente, quasi 300 hanno lasciato i loro 20 anni sui campi di battaglia: per gli altri, quelli che, più fortunati, se la sono cavata, il ritorno a casa si è fatto attendere fino a 8 anni. 
Anche allora avevamo superiori che non scherzavano, durissimi, intransigenti, di una pignoleria che a noi sembrava qualche volta assurda e ingiustificata; ma nei momenti più duri ci siamo resi conto che quei mesi ci avevano preparati sia fisicamente sia moralmente, a qualsiasi evenienza e alla triste realtà della guerra. E, per quanto mi riguarda, la mia gratitudine per quei superiori di allora, non è mai venuta meno.
Pavan descrive i giorni e i periodi di quegli interminabili mesi trascorsi ad Aosta, le durezze delle marce, l’astrusa cattiveria dei suoi comandanti, il terrore degli esamini periodici, i turni di guardia, le gioie e le delusioni provate. In tutto emerge però la soddisfazione di avercela fatta e di aver potuto finalmente mettere sulle spalline quella stelletta tanto sognata e che tanta fatica gli era costata. Colpisce nel libro la crudezza di certi particolari e viene messa in risalto l’amicizia nata tra gli occupanti di quella camerata che per 5 lunghi mesi hanno condiviso fatiche e sacrifici, speranze e delusioni.  
L’ho letto volentieri anche perché uno dei protagonisti, “Cervi”, mi è particolarmente caro, e non posso che stringere la mano a Filippo e congratularmi con lui: bravo “bocia”, ti sei meritato la mia stima e il mio affetto.

Bergamo, 1998